COSE D’ALTRI TEMPI (5) di Daniela Trombetta

«Il potere dell’amore…» sussurro «può portarci ovunque vogliamo.»
Charles distende il viso e mi sorride.
«Vi aiuterò,» aggiungo, «la vostra storia mi ha colpita e, a essere sincera, ammetto di sentirmi lusingata. Non capita tutti i giorni che un duca e una dea chiedano il mio aiuto dal passato. Sono sicura che Peter mi darà una mano. C’è un problema, però. Come vi ho detto pocanzi, è possibile aprire lo scrigno solo con una chiave, non una chiave qualsiasi, e io non ne sono in possesso.»
«Alludete a questa?» Charles mi mostra il ciondolo della sua collana, tenendolo tra indice e pollice. Nota la mia faccia incredula «Sì, è la stessa chiave che ha permesso il vostro viaggio fin qui. Come vedete, ha grandi risorse.»
«D’accordo. A questo punto credo che non ci sia altro da aggiungere» dico loro divertita.
«Grazie, Ruby. Resta comunque una missione pericolosa. Mi raccomando, sta’ attenta.»
Il calore dell’abbraccio di Diana riscalda e rilassa il mio corpo che aveva cominciato a tremare per l’agitazione.
«Non preoccuparti, so badare a me stessa. E poi è l’unico modo che avete per invecchiare insieme, giusto?» le dico cercando di rassicurarla.
Mi allontano da Diana e Charles mi prende la mano, baciandola «Vi ringrazio, signorina.»
«Ruby, mi chiamo Ruby.»
«Come volete. Sarà meglio andare, la vostra forma fisica non resisterà ancora per molto in questo tempo e dovete affrontare il viaggio di ritorno, altrettanto estenuante.»
«Lo sarà anche per voi, considerato il vostro andirivieni» sottolineo.
«Devo contraddirvi, il mio organismo è abituato.»
«Allora sbrighiamoci. Peter sarà in pensiero, sono scomparsa dalla sua vista per tutta la giornata.»
Il duca scoppia in una sonora risata che si trasforma in un boato.
Vedo nuovamente lo scintillio del ciondolo che mi abbaglia rendendo lo spazio circostante di un bianco luminoso che fa dissolvere la figura di Diana.
Successivamente, il vuoto.

Tocco il soffice del prato sbattendo disastrosamente la spalla sinistra. Soffoco un urlo di dolore, strizzo gli occhi e pian piano li riapro.
Colgo a stento il volto di Peter e questa volta so che non è un sogno; sono tornata a casa.
«Ruby, stai bene? Dov’eri finita?»
«Mi dispiace di averti fatto preoccupare» gli dico ancora frastornata.
«Preoccupare? Sono morto di paura! Un attimo prima c’eri e l’attimo dopo, puff, sparita! Mi vuoi dire cos’è successo?»
«Non era mia intenzione trattenermi a lungo. Mi trovavo lontana ma percepivo la tua apprensione» mi giro verso Charles rimasto in silenzio «Peter, ti presento il duca di Venaria.»
Mi guarda smarrito «Sicura di sentirti bene? Chi sarebbe questo duca?»
«Lui» lo indico alla mia destra
«Non lo vedi?»
«Sorellina, non c’è nessuno. Oltretutto sono passati solo cinque minuti da quando ti ho vista sparire.»
Charles sta ridendo di gusto. Alzo gli occhi al cielo e mi metto a ridere anch’io.
«Ok, Peter. Pronto per la caccia?»

FINE 

COSE D’ALTRI TEMPI (5) è un racconto di Daniela Trombetta

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