LUCI DEL NORD di Maria Teresa Necchi

Trollfjord, h 23:00, giorno 1, mese della ricucitura, anno del reset.

A volte nei posti piccoli il pensiero è più grande.

Si fa più intimo, e nella notte dilatata dell’inverno artico si accende un barlume di riflessione che diventa un tam-tam contagioso di umile fiducia e gioiosa speranza.

Il buio, visto dalla meravigliosa panchina gigante“Luci del Nord” a Trollfjord, è un amico sincero ed il vento un viaggiatore invisibile che regala scintille luminose capaci di innescare la miccia di un cambiamento.

Il magico Fiordo dei Troll pare il frutto dalla fantasia superlativa di un folletto malizioso. È un’ammaliante insenatura, stretta e profonda, scavata dai ghiacciai secolari che si sono via via ritirati lasciando un’incantevole testimonianza del loro passaggio.

La perfetta armonia tra acqua e vette affilate come rasoi, che si gettano a strapiombo nel mare, caratterizza il magnifico golfo rinomato per la vista sconfinata su orizzonti lontani.

D’estate, la flora si distingue per la colorazione verde smeraldo. I monti spiccano per il grigio intenso della pietra millenaria e le cime spolverate di neve ricordano giganteschi coni gelato in attesa di essere esplorati. Immense spiagge di sabbia finissima, color panna, completano il ritratto facendo da cornice alla natura intatta e decisamente invitante.

Nei mesi invernali, una soffice coltre bianca avvolge il paesaggio rendendolo irriconoscibile. Le ripide pareti rocciose assumono contorni più morbidi. Le cascate, che nella stagione calda precipitano impetuose nelle acque blu del mare creando spumeggianti esplosioni d’acqua, sono ormai immobili. Trasformate in castelli di ghiaccio, ricordano foreste pietrificate dal freddo e nascondono sale immense, volte, merletti e labirinti sinuosi da esplorare con cura prima che il gelo intrappoli i movimenti.

Ed è proprio quando il giorno non riesce più a levarsi ed il buio non sbiadisce mai, che tutte le finestre si aprono quasi per incanto ad ammirare le magnifiche striature luminose che danzano fluttuanti nel cielo.

Cambiando d’intensità, le luci dell’aurora boreale assumono forme così svariate e fantasiose che nemmeno l’estro nubivago del sarto Gunnar riesce ad immaginare.

In questo scenario grandioso, si confida con le aurore. Affida i suoi pensieri alle folate colorate del vento che, accarezzandolo gentilmente, gli regalano una sconfinata tranquillità. Ma “oggi” è un giorno speciale.

I ruoli si invertono. Le Luci del Nord gli innescano una riflessione profonda, alquanto preoccupante ma necessaria.

Gunnar si sente invadere da un’inquietudine sconfinata, una scontentezza senza pari che riesce ad arginare solo con una determinazione inscalfibile. Intende ricucire la spaccatura infuocata che separa passato e presente.

«Ahimè, ahimè, il mondo è sottosopra e le notizie che mi arrivano dalle Luci – gli inviati speciali del Telegiornale Celeste – non sono certo incoraggianti. Bisogna raddrizzarlo: è completamente a soqquadro e scompigliato. Il compito è da pioniere ma doveroso.»

Già in passato Gunnar dimostrò di essere un paladino delle decisioni controcorrente.

All’inizio della sua carriera professionale si trasferì nella Grande Terra del Nord nel periodo in cui i bravi architetti della stoffa scarseggiavano per via delle richieste incessanti di abiti termici contro il freddo glaciale.

Acquisita la qualifica di “grande maestro del taglia e cuci”, il prestigioso riconoscimento gli diede la possibilità di scegliere, tra i numerosi incarichi proposti, quello più adatto alla sua indole benevola ed estremamente gioviale.

Sarebbe potuto diventare la figura di riferimento di re Soldus, che commissionava vesti sontuose impreziosite da colli di volpe artica, polsini in lince delle nevi ed imbottiture di orso bianco delle Svalbard.

In alternativa, avrebbe potuto scegliere di essere il sarto di fiducia della Comunità dei Troll, nella provincia di Harmony. In tal caso, cucire i loro abiti utilizzando il Termotex, un tessuto d’eccellenza che aveva inventato per regalare una seconda vita ai vestiti ormai consumati e dismessi.

Ovviamente i compensi ed il riconoscimento ufficiale per il suo operato si prospettavano completamente diversi: straripante ricchezza da una parte, benessere spirituale infinito dall’altra.

E così iniziarono i dubbi:

«Dove vado? Quale posto accetto? Mi devo sbrigare: la felicità mi aspetta.»

Guardandosi intorno, si accorse che i più lo volevano a corte, al servizio del Re, certamente elegante ma incurante delle riserve naturali della Terra.

La comunità “giudiziosa” dei Sacio Tutto Mi iniziò ad incoraggiarlo a scegliere la strada della ricchezza, confidando in lauti riconoscimenti una volta sistemato per benino.

Sommerso da mille indicazioni del tutto “disinteressate”, si ricordò di un concetto eterno ereditato da un caro Amico toscano di vecchia data, “Non ragionar di loro ma guarda e passa”, ed optò per i pacifici folletti dal cuore traboccante di generosità.

«Dai troll sarà molto indaffarato ma decisamente sereno» mormorò un pugno di autentici amici.  «È questa la sua strada. Ancora una volta ce l’ha fatta: è rientrato in sé stesso senza curarsi delle voci fuorvianti. Ha liberato le sue “guardie del corpo”, messo in ordine i pensieri e scelto la via della felicità».

Anche oggi Gunnar imbastisce una riflessione profonda che lo porta ad imboccare la strada contro-vento:

«È vero che mi ci sono voluti 2 anni per imparare a parlare, quasi 50 per riuscire a tacere, come richiede un certo indice di saggezza, ma adesso voglio interrompere il silenzio per un nobile motivo e sfidare le ire dei benpensanti.»

«I conti non mi tornano. Il cielo è spaccato. È così triste che non riesce nemmeno a sprigionare un pianto liberatorio. I colori delle Luci del Nord sono sbiaditi dal raccapriccio. Mi sembra tutto sottosopra. I ruoli sono ribaltati. I bambini sono padroni dei genitori. I genitori sembrano bambini. Gli anziani vengono etichettati come pacchi da depositare un po’ di qua e un po’ di là. In casa non si fa che parlare con una strana “radio” che sa tutto. Sono un sarto, in pensione sì, ma ho pur sempre “mani di fata” ed un cuore che vede ad ampio raggio. Serve ricucirlo questo nostro Creato, riportare il giusto incastro tra pensieri e valori. Oggi si risolve “tutto” tra le corsie di un supermercato. Sarà mica un grande magazzino a sbrogliare gli inghippi, che per loro natura si presentano puntuali, fornendo le risposte sugli scaffali da svuotare?! Mah! Va bene la libertà di culto ma questa religione del sovra consumo mi lascia decisamente perplesso. Il mondo è diventato un trucco per farci accaparrare anche l’impensabile e chi non consuma è “consumato”. Serve proprio una bussola per recuperare i punti saldi e la direzione da seguire. Il telecomando più usato al momento, quello con i tasti “click prendo – click butto”, incluse le anime ed i sentimenti, non può essere in eterno il più venduto.»

«Che serenità quando le questioni fondamentali trovavano soluzioni pacifiche e durature con una sana chiacchierata senza tanti “protocolli”. Si sigillava un accordo con una stretta di mano e si era felici senza motivo, come gli alberi, i fiori e la neve. Non ci serviva essere Primo Ministro, dirigente, dottore in Economia e Finanza o Geopolitica.

In una società disgregata nei principi e dilaniata dalla performance, è necessario restituire il giusto valore a quei sani concetti che non vengono più rispettati.

Anche gli affetti non se la passano bene. Il bilancio dei sentimenti non è certo in pareggio e tantomeno sembra apportare vantaggi a lungo termine. Per non parlare poi degli “utili” da reinvestire nelle generazioni future. È un’escalation di disordine. Un gran caos. A volte gli occhi assistono a paradossi indicibili.»

Riconosciuta l’urgenza, non intende aspettare un giorno migliore. Lo crea e si dice soddisfatto:

«Inizierò oggi stesso, anzi subito» decide, risoluto come al solito.  «Cercherò di scuotere le coscienze e di spronarle ad uscire dalla comfort zone!»

Ed è così che, dalla sua panchina, avvia un dialogo con le aurore boreali e definisce il suo intento:

«Con il vostro aiuto vorrei resettare il quadro di controllo. Ho “imbastito” un piano di base e chiederò anche la collaborazione di troll Magnus e della sua Comunità per portare avanti un appello a cambiare la situazione e rigenerare il Mondo.»

Scoppia un applauso luminoso ed il consenso è ribadito da Aurora, la portavoce delle Luci del Nord:

«Saremo con te Gunnar e non vediamo l’ora di risvegliare i “dormienti”. Tieni presente che verrai considerato folle e saranno tutti molto pungenti. Forti dell’arroganza dei leoni da tastiera ti diranno parole rosse come il sangue e nere come la pece.»

Gunnar ascolta con attenzione e, sebbene preoccupato, interviene a rinsaldare il suo obiettivo:

«Lo so. Lo so di essere un apripista ma sono convinto. È dopo ogni grande salita che il panorama è strabiliante. Darmi per vinto non è da me e non voglio nemmeno perder tempo.»

Così, affidandosi alla moderna tecnologia che, se usata consapevolmente, è uno strumento di immensa utilità, si mette subito in contatto con troll Magnus. In men che non si dica gli invia una mail:

Altrettanto celermente riceve risposta:

Alle ore 15:00 del giorno prestabilito, riconosciuta la validità della seduta, si dà inizio alla riunione. Presiedono l’incontro Magnus, Gunnar e Luce del Nord Aurora.

Troll Registrus funge da segretario verbalizzatore.

All’ordine del giorno: “Dettagli dell’intervento di sensibilizzazione al cambiamento”.

Tutti i presenti sono elettrizzati e nell’aria si sente un gran fermento. La prima decisione è affrontata con l’entusiasmo della giovinezza e sfocia in energici saltelli di gioia accompagnati da suggerimenti da buongustai:

«Maa? Da dove iniziamo?» chiede troll Ghiottonis, il responsabile degli eventi delikatessen della comunità.

«Si, si dai, da dove, da dove?»

«Dai dolcetti, dai dolcetti!»

«Quelli che ha preparato Frollinus!»

D’altronde si sa che i piccoli troll sono dei golosoni. Vanno pazzi per i biscotti speziati, con gocce di cioccolato alla vaniglia. Ovviamente accompagnati da una sana tisanina che sollecita la conversazione:

«Mettiamoci anche il drink di Melindus! Oggi c’è tanto da dire. Non possiamo mica rimanere a gola secca!»

«Giusto, giusto. Non può mancare la sua linfa di mela, quella invecchiata nei tronchi di betulla. Tanto non è mica alcolica!»

Approvata all’unanimità la prima delibera, fondamentale per creare un clima di squisita collaborazione, prende avvio la discussione e vengono definite le linee guida:

«Allora, allora, ascoltate bene!» dice Gunnar «Siamo tutti d’accordo che lo scopo fondamentale è sensibilizzare su un malfunzionamento e lanciare una sorta di appello a cambiare senza imporre soluzioni drastiche ed universali.

Aurore e troll, accomunati dallo stesso colore, lavoreranno insieme. Le luci illumineranno il cammino ed i troll lasceranno a destinazione un lumicino che, nel pieno rispetto della tradizione secolare del Grande Nord, ha il compito simbolico di “accendere un dubbio».

Si parte dai bambini e dai loro genitori, quindi dalla base della società ampliando lo sguardo al futuro.

I numerosi interventi si susseguono in ordine sparso:

«Questi amorevoli “cucciolotti” sono il nostro domani.»

«È tutto nelle loro mani. Però li avete visti? Roba da non credere. Sono piccoli lord, i padroni dei genitori e decidono al posto dei grandi.»

«È vero, molto furbi i piccoli: sono dei top-gun. Ne ho visti una manciata di questi super-bimbi. Sembrano sintonizzati. Urlano finché non ottengono quel che vogliono. E ci riescono.»

«Hai proprio ragione. E poi, quando sono in mezzo alla gente strillano più forte, come sirene! Ahimè, fanno un casino imbarazzante!»

«Si girano tutti per fissare i genitori e li distruggono con occhiate folgoranti.»

«Eh già! E così mamma e papà “atterrano” sull’inghippo, con la precisione di un elicottero, per spegnere l’incendio. Per farli star subito zitti piazzano davanti ai “marmocchi” una mini-televisione portatile con i cartoni animati.»

«L’ho visto anch’io che fanno così. Funziona proprio: subito fermi e muti come omini di ghiaccio nell’inverno artico. Non rispondono neanche se li chiami per nome. Rimangono incollati allo schermo e non sentono nemmeno la fame.»

«Proprio così. Imbambolati. Come son cambiati i tempi! A noi bastava la minaccia del collegio per farci rientrare subito in carreggiata.»

«Ma ritorniamo a farli scivolare sulla neve che è meglio! Facciamoli parlare con gli animali e con le foglie, ascoltare le voci dell’acqua e del vento, “baciare” la pioggia ed acchiappare i cristalli di ghiaccio!»

«Bravo, giusto, giusto! Noi facevamo proprio così da piccoli. Per divertirci ci bastavano tre sassolini, due legnetti ed una pigna. Il tutto “condito” da manciate di fantasia. Alla fine, usciva un capolavoro.»

«Non aspettiamo troppo però, sennò non serve. Crescono nella bambagia. Si abituano ad essere serviti e riveriti come nababbi. Così facendo non li scollerà più nessuno dal nido.»

«E già li prepariamo a diventare “fanciulli” pretenziosi e capricciosi. I futuri adulti-bambini. Invece di aspirare alla libertà nel mondo fuori casa diventano monitor-dipendenti nel calduccio della loro cameretta. Qui ci vuole un piano d’azione che “spacca”!»

«Ma come parli?! “Spacca”?! Che è ‘sta roba?»

«Vabbè dai! Si dice così adesso al posto di strategia vincente. Ma tanto si capisce.»

Tra un intervento e l’altro si sente un gran vociare croccante di consenso.

I biscottini vanno a ruba e vengono sgranocchiati con energica golosità.

Nell’aria le luci svolazzano impazienti provando virate cruciali e atterraggi meticolosi, fino al momento della sospirata partenza. L’Aurora arancione dell’educazione decolla facendo da apripista. La seguono i troll intonati per colore e pronti a lasciare un lumicino nelle case dove vivono bimbi-monelli e genitori da spoppare.

 Ma i dubbi non mancano:

«E se i grandi non capissero? Solitamente sono convinti di essere come la “famiglia della montagna bianca” della pubblicità: biondi, con sorrisi splendenti per via dei licheni artici. Tutti felici e senza problemi.»

«Certo, certo, se non vogliono vedere, non vedranno. Non sarà mica facile. Ma almeno proviamoci. La nostra tradizione è chiara. È sempre stato così: “lumicino colorato richiama problemino abbinato”. Aiuta anche la rima.»

«Per me è meglio fare una lista delle corrispondenze. Mi sa che la memoria è un po’ sbiadita e fa “cilecca” di questi tempi.»

Qualche anima social propone un metodo innovativo che va alla stragrande:

«E se lasciassimo un video di Tic-Tac con una scenetta fatta bene? Capirebbero subito.»

«Bravo. Bravo! Le immagini parlano molto. Lasciamo anche un mini filmato con una musica trendy; un bel rap martellante con un balletto morbido e sinuoso.»

«Ideona! Questa “spacca”!» si sente commentare nell’aria.

Tutti insieme stilano un elenco di situazioni urgenti e, come proposto, anche la lista dettagliata degli abbinamenti colore-problema e video da allegare.

«Sarà veramente dura cercare di raddrizzarlo questo mondo – sospira Gunnar – perché, quando si tratta di fare un passo in avanti, la pigrizia detta legge e scegliere di cambiare il corso degli eventi non è da tutti. L’importante però è iniziare e spalancare le porte. Poi vedremo come reagisce il “palco”.»

Tutti sono presi dall’impeto del buon intento e vogliono trovare alleanze sempre più costruttive e contagiose.

Al primo decollo seguono a raffica le altre partenze programmate.

In un lampo si prepara Azzurra, l’Aurora associata ai troll celesti con un lumicino in tinta. Con loro si vuole ripensare all’idea di avvenenza, quella che risveglia l’arcobaleno:

«Non avete mai visto intere flotte di giovani o meno giovani “influenzati”?»

«Si, si Gunnar! Tutti a letto con la febbre. Se la passano tra di loro e non guariscono mai. È in giro ormai. D’altronde siamo quasi a Natale!»

«Non intendeva il virus!» ribatte Magnus un po’ infastidito dall’intervento fuori luogo del suo confratello.

«Volevo dire», riprende Gunnar «che interi gruppi seguono alla lettera un leader e tutti i messaggi che mette sui social. Osservano obbedienti le sue istruzioni. Sono orgogliosi di essere fedeli seguaci, rispettosi dei “consigli” ricevuti e “amici sulla rete”».

«Ah! Adesso ci sono. Parli degli influencer e dei follower!»

«Finalmente è sul “pezzo”» si sente mormorare sottovoce.

«Già già. Sembrano scanner ad altissima definizione e vanno in giro come se fossero stati “ciclostilati”. Stessa matrice, quindi tutti uguali.»

«E quelli che si fanno fare un “tappeto sulla pelle” perché anche DJ-TEX è ricoperto di disegni?! Li avete visti?»

«Siiiiii, mi fanno fin spavento! Vogliono essere intruppati in una divisa e chi non ce l’ha se la fa disegnare addosso.»

«Certo che “riciclano” anche l’io più intimo invece di costruirsene uno nuovo. Un delirio! Tutto il contrario rispetto a noi.»

«E che dire dei sostenitori dell’eterna giovinezza che al supermercato vanno a caccia del maxi tubetto di “Appianus” perché fa sparire i “solchi espressivi” tornando indietro di 30 anni in meno di 3 settimane?»

«E già, si vede nei video: il prima e il dopo la crema. Funzionano proprio queste pomatine di bellezza, neh!?»

«Ma pensaci, dai! Ti sembra possibile? In un batter d’occhio scompaiono le rughe come quando passi il campo con la livella attaccata al trattore?»

«Mi sa che mi sono lasciato abbindolare – controbatte l’acuto troll ben conosciuto per i suoi interventi di “qualità” – Ci sono specchi per allodole dappertutto. Mi riconfermo il solito credulone da “impanare”.»

«Del resto, sono pericolose queste nuove mode degli influencer – chiarisce Gunnar. Anche noi avevamo i nostri idoli. Appendevamo i loro poster in camera o attaccavamo le loro foto sul diario. Li seguivamo, ma non a questo livello. Qui si sta perdendo la capacità di ragionare, l’unicità del singolo. Chiunque può improvvisarsi influencer e tutti lo seguono senza pensare. Persino i genitori hanno i loro preferiti! Ciascun ”consulente” in rete ha propri target da gabbare.»

«È così, è così. Si va avanti con il cervello spento, scollegato. Non si ragiona più. Si abbocca all’amo come salmoni stremati dalla risalita controcorrente.»

«È un gran bel problema. In che modo possiamo venirne fuori?»

«È un campo infinito ma almeno dobbiamo far risaltare che esiste un punto debole. Facciamolo presente con tutti i mezzi.»

«Allora i lumicini sono da lasciare ovunque: per strada, in stazione, al supermercato, nelle scuole, nelle case, nelle chiese, ai parchi gioco, persino ai punti panoramici e sui traghetti», aggiunge Magnus «praticamente dappertutto».

«Siamo d’accordo» risposero tutti in coro, rinfrescandosi la gola con un sorsetto di linfa per tirarsi su e prepararsi alla sfida.

«Ci serve un altro video. Insceniamo ON, per cervello acceso – OFF, per spento e facciamo vedere cosa succede. Che casini possono uscire se lasciamo senza corrente questa nostra fantastica “scatola magica”.»

«Evvai così. Bello. Una sorta di sirena di allerta ai naviganti.»

«Qui si tocca tutta la società però. Stiamo attenti.»

«Cosa ne pensate?» chiede Gunnar «Per me ciascuno è bello a modo suo – dentro e fuori – e soprattutto per il contenuto unico della sua “magic box”. Non certo per quello che ci cresce sopra».

Il clima si riscalda e gli interventi si susseguono tempestosi ma tutti nella stessa direzione.

«Carissimi, qui ci giochiamo molto. È un po’ scomodo quello che diciamo. Le persone che pensano, quelle “vere”, spaventano.»

«Ma dobbiamo provarci. Diamo il via. Siam partiti dai bambini. Se non resettiamo i grandi, il nostro lavoro non serve a niente. Seminare è inutile.»

E così si procede fino ad arrivare agli aironi cenerini, un campo che, al solo pensiero, fa rabbrividire gli animi più gentili.

Per la Luce Verde della Sensibilità Gunnar prospetta un grande impegno:

«Che ne dite di restituire valore ai fragili, agli invisibili di oggi, ai marginali, quelli che, non consumando più come richiesto, vengono spenti? Hanno il dono di vedere l’essenziale. Gli basta poco per cavarsela, come i fiorellini “Semprevivi” che sopravvivono in mezzo ad aridi deserti di pietre. Però sono troppo stanchi. L’età che avanza li discrimina, la tecnologia li spiazza. Non sono certo loro i follower della “performance” a tutti i costi e dell’acquisto compulsivo. Sono figure sbiadite che un tempo erano magici castelli del buon consiglio da imitare e tenere in considerazione. Sono loro ad aver costruito la nostra fortuna. Eppure, adesso vengono messi al margine: chiusi “dentro” o chiusi “fuori”. Se ne possono contare in ogni casa. Sono diventati spazzatura e – fa male a dirlo – addirittura la più difficile da smaltire. Nemmeno le imprese l’accettano.»

«Che tristezza. L’età sa di saggezza e non di pattume.»

«Ma oltre a lasciare il lumicino…?»

«Potremmo iniziare dalle piccole cose, quelle alla portata di tutti. D’altronde ogni gocciolina fa il mare. Per strada oppure al bar non passiamogli davanti come se fossero invisibili. Così almeno non gli roviniamo la giornata.»

«E poi… qualche mini coccola ci potrebbe stare, non siete d’accordo?»

«Del tipo?»

«Un paio di minuti di attenzione, al netto di scortesi interruzioni, sono carezze affettive che riempiono più del cenone di Capodanno. Certe volte desiderano solo raccontarci le loro storie. Un tempo i nonnini parlavano delle loro avventure ai nipoti. Oggi devono portarli di qui o di là come un taxi in mezzo al traffico. Non c’è più spazio per i racconti. Un attimino lo possiamo trovare per ascoltarli. Tanto il parcometro non ci fa subito la multa!»

«Eh, certo che corriamo sempre e vogliamo riempirci di tante cose da fare. Come per vincere un premio che però non c’è.»

«Vero, vero. Ma lo sapete che per ricordarci tutto ci sono liste già pronte da crocettare?»

«Eh, sì. Invece, per chi è tecnologico, il cellulare trilla sempre perché c’è l’agenda “intelligente” degli appuntamenti. Ma l’assurdo è che più squilla in mezzo alla gente e più si gonfia l’autostima.»

«Uffa! Disturbano un casino ‘ste musichette. Mica mi interessa se “quello lì” deve andare dal dentista!»

«Non vogliamo mai fermarci un attimo. Non sarà mica per paura di pensare, del silenzio o della noia! Chissà?» sospira un filosofo nato.

«Comunque, è una gran tristezza. Li lasciamo lì in sospeso, ‘sti fiorellini. Su una panchina oppure al tavolino di un bar in compagnia di un caffè. Se non addirittura fissi a guardare un muro senza quadri. Rimangono in attesa di un cuore a due gambe che passando si fermi.»

«Mettiamo un lumicino anche in Comune. Chissà che le alte sfere si attivino! Sennò è proprio dura.»

Tutti danno una mano.

Si vedono luci che girano e rigirano nell’attesa di poter decollare. Troll indaffarati a caricare lumicini. C’è chi impasta, sforna, frulla mele, scioglie la cera, gira video, registra musica o scrive post-it facili da recapitare. Arriva anche la cascata dai mille colori per offrire incoraggianti spruzzatine di buon umore.

Nonostante si temesse un clamoroso splash dagli effetti scoraggianti, fu subito chiaro che la schiera delle crocerossine multicolor e dei piccoli obiettori cresceva ad oltranza.Sbaragliato lo scetticismo iniziale, il messaggio fu accolto con dedizione contagiosa.

Nell’aria si respirava il profumo felice di certe mattine frizzantine che lasciano intravedere un nocciolo di primavera. I deliziosi dehor, addobbati a festa, decoravano i giardini per il brindisi all’Utepils – la fioritura dei buoni propositi.

Alla fine, non vissero tutti consumisticamente contenti seguendo il trend insensato degli anni del disgregamento.

Dalla sua big bench preferita, ripensando all’opera di ricucitura, Gunnar focalizza l’ennesimo buon intendimento che preannuncia l’alba di una nuova partenza.

Davanti a lui la luce risplende:

«A cuor contento continueremo a coinvolgere tutti gli “architetti del buon sentire” che credono al cambiamento. Saranno loro la Meraviglia che renderà straordinario l’ordinario, il Tocco mozzafiato del rinnovamento capace di aggiungere una sfumatura magica all’arcobaleno. Brillante come polvere di diamante li sta aspettando carico di strepitosa euforia.»

Comments

  • Graziano
    22/04/2024

    Dopo un avvio paradisiaco dove i luoghi sono descritti in modo impeccabile arriva la nuda e cruda verità. Lucidamente, senza mezzi termini, Teresa descrive la desolazione dei nostri tempi. I giovani, e a volte anche i meno giovani, vivono una vita “virtuale” come se il mondo che li circonda non fosse il loro. Rivalutare i veri valori è una impresa ardua ma ancora possibile. Tanta fiducia trapela dal racconto di Teresa che, memore dei suoi trascorsi di insegnante, non molla mai..come me ci crede e come me crede che insistendo le coscienze si possono smuovere. C’è più bisogno di umanità di quanto in realtà non pensiamo. Brava ancora una volta. Grazie

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    • M.T. Necchi
      22/04/2024

      Graziano, sono commossa dall’intensità del Tuo commento! Le “crocerossine multicolor” con i “piccoli obiettori” hanno fatto centro in un cuore magico che continuerà a portare avanti il cambiamento. Ti ringrazio. 😊 M.T.Necchi

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  • Cristina'67
    23/04/2024

    Bello Tere, letto due volte. Mi sembra di passare dal leggere una fiaba alla ns brutta realtà..e viceversa ma sempre poi con un finale di speranza e leggerezza. ..sei bravissima…credo proprio che questo sia il mio preferito.😘

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  • Mauro
    23/04/2024

    Complimenti Teresa…

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  • Carmen
    23/04/2024

    Che dire, inizio fantastico che ti porta a sognare di un mondo magnifico e magico, dove luce e colori la fanno da padroni portandoti, però, repentinamente con un brusco risveglio, alla realtà dei nostri giorni. Analisi, a volte impietosa e giusta, della nostra quotidianità, dove la tecnologia la fa da padrona, facendoci dimenticare i veri valori della vita. Io vedo ogni giorno persone che si chiudono in mondi virtuali dimenticandosi di vivere veramente. Brava Teresa, hai usato parole che gridano forte:” riprendiamoci la nostra umanità e torniamo ad essere vivi”.

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  • Anna Francesi
    25/04/2024

    “Luci del Nord” di Maria Teresa Necchi. È un racconto accattivante, fresco, coinvolgente, con descrizioni incantevoli, dove la realtà si unisce alla fantasia portando lontano nei luoghi e nel tempo, invitando a sognare e facendo riflettere su frasi come, per citarne una, “sarà veramente dura cercare di raddrizzarlo questo mondo”.

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  • Roberto Belotti
    05/05/2024

    Bellissima analisi della nostra società fatta con pungente ironia dalle note comunque allegre. La descrizione del paesaggio nordico iniziale è sublime…il messaggio di cambiamento arriva diretto ed è contagioso. Mi uniro’ per brindare all’Utepils 😊. Aspetto il prossimo racconto.

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