MADRE INESATTA di Giuseppe Pulito

genere: ROMANCE

E tu sei lì, amica mia, avvolta nelle tue domande e mi chiami.

L’hai definita “libera scelta”.

Poi ti sei trincerata.

È ufficiale, accertato che il problema esiste e magari dipende dal compagno.

Senza compagno.

Ma al Professore hai confessato i tentativi di adozione, le cure, i trattamenti di fecondazione artificiale. L’aver aspettato troppo tempo.

Hai detto di te.

Spiegare perché una donna non diventa madre?

A te che mi porgi la mano.

«Sembra sempre di portare addosso un’etichetta, uno stigma» mi dicevi stringendomi. «Me ne hanno dette di tutti i colori. Mi hanno chiamata egoista, gattara pazza. Mi hanno detto che sarò sempre sola».

Mi dicevi sempre che l’esempio più banale di incomprensione sta nella frase:

«Quand’è che fai un figlio anche tu?»

Una domanda innocua, formulata spesso senza pensare, ma che non andrebbe mai pronunciata ad alta voce, qualora se ne comprendessero tutte le implicazioni.

Diventare madre è il destino inevitabile, prestabilito per ogni donna (sana) di questo mondo, e non si mette in conto il fatto che una donna possa scegliere di non avere figli ed essere ugualmente contenta. Una domanda che ignora il dolore e la sofferenza.

Ma cosa significa amare?

Essere madre e lavoratrice, forse.

Complicato.

Lo stereotipo del volere tutto è alto, le difficoltà molte. Con gli stereotipi, indici puntati, accuse, indelicatezze, difficoltà sul lavoro e nella società hanno a che fare anche le altre donne, quelle senza i figli.

Anche il racconto, la mancata o distorta rappresentazione nei media contribuisce ad alimentare stereotipi spesso contrastanti tra loro.

Ma tu vuoi amare.

Non fare un figlio, essere “chilfree” è una scelta fin troppo glamour, e non si pensa, si trascura il dolore di quelle donne che lo sono, non volendolo.

Si accusano le donne di essere egoiste e immature, dimenticando quelle che amano come propri i figli del compagno, i nipoti, quelle che dedicano la loro vita ad aiutare il prossimo, che si fanno carico dei propri cari, che hanno fatto una scelta pensando a un “bene comune” più grande.

Questo per te significa amare.

Ecco perché non ce la fai a stare così.

Ricordi, abbiamo parlato sempre, io e te.

Il ticchettio del tuo orologio biologico sempre più forte, così da sovrastare anche la musica da ballare, quella che ballavamo insieme

Avevi provato con Antonio. Scegliere un padre adatto e togliere il dispositivo intrauterino, forse non ti eri sforzata più di tanto. Nessuna visita ginecologica, a parte il controllo annuale. Nessun termometro, nessuna app per monitorare.

Solo una telefonata a me, a parlarmi del tuo umore. Quasi a tenere traccia del tuo ciclo senza troppi pensieri, ridevi a squarciagola dicendomi delle tue gambe sollevate in aria. Ma quel ciclo si ripresentava così regolare che non dovevi neanche aprire il test di gravidanza.

Sembra triste, vero? Se fosse stata una situazione disperata, l’avresti gestita in modo diverso.

Le tue amiche che desideravano figli, e che non riuscivano ad averne col metodo tradizionale, hanno fatto tutto prima e dopo.

Loro, sposate e single e più giovani di te hanno preso ormoni, e altro, hanno provato con la fecondazione in vitro. Hanno incontrato potenziali donatori, hanno giocato. Hanno valutato l’adozione. Hanno adottato. Negli ultimi anni, in un modo o nell’altro, tutte hanno avuto dei figli.

Potevi farlo anche tu. Ma non ci provi più, e quasi non sai motivare questa scelta se non dicendomi che forse potresti non volerlo “abbastanza”, un figlio.

M dici che sei libera, che non hai un modello da seguire che possa aiutarti ad affrontare le cose. Che non hai fatto tutto ciò che era in tuo potere per diventare madre, che la maternità ti angoscia ancora.

E la nuova vita delle tue amiche ti sembra un tradimento.

Vedo un ricordo lontano. La libertà di andare a ballare nei giorni feriali. L’aperitivo. Tutto il tempo passato ad apprezzare quel tipo di vita, e portarlo avanti anche per poco, sempre insieme.

Questo per te è amore. Nessuna di loro aveva promesso di non aver figli per sempre.

Ti sembra giusto. Ma in un certo senso pensavi che avresti continuato a confrontarti da sponde opposte con loro.

Quando i tuoi amici diventano genitori e tu no, non c’è una mappa del territorio in cui ti stai muovendo. Smettono di venire alla tua festa.

Ti invitano ai loro incontri, zeppi come sono di bambini che sembrano adorabili e divertenti lì per lì, ma che non ami, non nel modo in cui ami le tue amiche almeno. Quegli incontri non prevedono un lasso di tempo abbastanza lungo per infilarci una conversazione profonda. Noia.

Tu Mamma…

Ora viene davvero l’amore …

Da genitore, comprendi questa nuova realtà. Alzi gli occhi al cielo, ma lo capisci: la vita ora è questa qui. Ti allontani da me. È così e basta. So che sono intelligenti e bellissimi, ma sono bambini.

A te, che sei una mamma per bene, è permesso rimpiangere la libertà perduta?

Tutte voi avete il permesso di dire che siete a pezzi, troppo occupate e con troppe notti insonni sulle spalle. Potete lamentarvi del caos che regna in casa e incolpare i figli. E poi – come per placare qualsiasi senso di colpa – avete il permesso di dire che non lo scambiereste con niente al mondo. Perché ciò è felice, luminoso e prezioso.

Questo edonismo potrà mai essere all’altezza del miracolo chiamato maternità? All’altezza degli adorati portatori di gioia che sono i loro figli?

Non c’è gara. È questa la carta vincente di tutti i genitori: paragonare le due cose, dopo aver già provato entrambe le opzioni. Per quanto un genitore possa lamentarsi fino alla nausea, non scambierebbe suo figlio con niente al mondo. I genitori vincono sempre.

Al compleanno di un nipote o dopo aver passato una serata a coccolare il bimbo di un’amica, il dolore e il senso di vuoto avvinghieranno un’altra vita, ma non più la tua.

Hai paura che un giorno rimpiangerai la tua scelta.

La rimpiangi ora. Non la rimpiangi affatto. È complicato.

Ma tu ci sei.

MADRE INESATTA di Giuseppe Pulito

genere: ROMANCE

Post a Comment