PROFUMO DI TARAGN di Maria Teresa Necchi

Nei boschi di castagno del parco piemontese del Monte Fenera, in Valsesia, la natura esprime la sua incommensurabile bellezza.

A Taragnolo, un semplice raggio di sole, facendosi strada tra la fitta vegetazione, illumina i fienili ricoperti da tetti di paglia di segale che, sopravvissuti al trascorrere del tempo, riflettono la tradizione secolare dei conciatetto e parallelamente simboleggiano il cammino formativo prestabilito della piccola Terry.

Mi piace pensare, infatti, che questa luce sia il riflesso di un magico filo del destino che la lega alla salvaguardia dell’ambiente ed alla conservazione di valori antichi guidandone allo stesso tempo la crescita personale.

Per lei tutto è iniziato quasi per caso, nell’anno 2000, da un volantino trovato nella scuola serale in cui insegnava tedesco. Veniva proposto un corso sulla costruzione di tetti in paglia.

Subito entusiasta, data la sua indole da acrobata esercitata fin da bambina sugli alberi del giardino di casa, decide di procedere all’iscrizione.

“D’altronde – pensa – le competenze di base richieste sono già presenti nel mio DNA fin da frugoletta”.

Il corso di formazione – desume dalla lettura – rientrava in un ambizioso progetto di recupero della cultura contadina che ben si legava alla riscoperta degli antichi mestieri. Era organizzato da un ente parco valligiano in ricordo del tempo in cui montagna, bosco e campi erano fonte di vita e sostentamento.

Lo svolgimento era previsto nei mesi estivi. Le lezioni teoriche sulla storia, la tradizione legata all’utilizzo della paglia come copertura vegetale e le tecniche di costruzione erano programmate nella sede di una scuola professionale della zona. Lo stage applicativo, curato da Henry, a Taragnolo, il campo base ed abitazione del maestro conciatetto, ormai l’unico detentore di tale lontano sapere.

Il momento decisamente più entusiasmante – nei ricordi di Terry – è stata proprio l’esercitazione pratica con la riproduzione di un modello di tetto di paglia e poi il restauro di un vero e proprio taragn la cui copertura originale era stata frettolosamente sostituita da lamiere per preservare l’intera struttura dagli agenti atmosferici.

Le tappe salienti dell’esecuzione della copertura sono state la preparazione della paglia, la copertura delle gronde, delle falde e la realizzazione del colmo. Ogni fase richiedeva capacità e prestanze fisiche diverse.

I partecipanti al corso, inizialmente una decina, hanno rivelato fin da subito interessi ed abilità completamente differenti che il Maestro – classe 1923 – aveva prontamente messo in evidenza. Il feeling si è dimostrato particolarmente intenso con Terry:

«Eh sì, molto motivata. Piccolina ma instancabile e non spaventata dalla fatica», diceva nella descrizione dei partecipanti.

L’altra figura di spicco, evidenziata dal nostro talent scout, era Roby, nonché organizzatore del corso e parte attiva degna di nota di merito.

I due avranno un ruolo fondamentale nel ciclo di lezioni-base e negli sviluppi successivi della ristrutturazione.

Per arrivare a Taragnolo bisognava percorrere un sentiero sterrato tra magnifici boschi di castagno.

L’attrezzatura base prevedeva necessariamente uno zaino in spalla e soprattutto un occhio, se non quattro, a mamma cinghiale con i cucciolotti.

Arrivati in prossimità della frazioncina, la vista dei taragn lasciava sbalorditi.

Qualche metro più avanti, all’entrata del caseggiato dove ormai Henry abitava in completa solitudine da decenni, uno spettacolare sonaglio wi-fi accoglieva gli ospiti. Si trattava di una campanella così graziosa da far invidia ai collezionisti di roba vegia. La funicella da tirare per farsi annunciare chiedendo permesso – prima parola chiave nonché ottimo biglietto da visita – ricordava le corde di paglia usate in agricoltura.

Nell’attesa della reazione era auspicabile tener ben presente di essere su territorio altrui. Se la risposta telegrafica ma densa di contenuto – avanti – fosse arrivata, la preselezione sarebbe stata superata.

Seguivano altre piccole ma fondamentali prove rientranti nell’esame Fondamenti di Buona Educazione. Si trattava di formule di saluto, richieste cortesi e rispetto assoluto.

Una volta entrati nelle sue grazie, Henry si distingueva per generosità.

Infatti, per l’intera durata del corso era solito aspettare la piccola Terry con una tavoletta di cioccolato alle nocciole, per darle l’energia necessaria a sopportare il duro lavoro manuale, mentre a Roby offriva un bel bicchiere di vino rosso da condividere tra uomini.

Henry accoglieva gli ospiti all’interno del suo monolocale, un open space di una quindicina di mq con soggiorno, cucina e camera da letto.

Per gli standard architettonici moderni avrebbe richiesto una sana imbiancatura, visto il nero della fuliggine che ricopriva le pareti. Per i visitatori più tradizionali era un autentico esempio di arte retrò da conservare nella sua interezza.

Il punto di forza dell’abitazione consisteva nel pavimento di rondelle di legno che lasciavano intravedere gli anni dell’albero di provenienza e, posizionati a regola d’arte, contribuivano a creare un magico effetto di spiritualità d’altri tempi.

Ma, per fare un click, la piccola Terry sapeva d’istinto come procedere:

«Posso Henry?», chiedeva prevedendo che fosse l’ingrediente giusto e delicato per guadagnarsi il dessert.

«Certo Terry, fai pure! Ti piace davvero?»

Le stava dando il permesso di fotografargli anche l’anima!

«È un capolavoro! L’hai fatto tu, vero?»

«Di sicuro, come tutto quanto. Guarda pure intorno.»

L’arredamento non prevedeva la TV, compensata dall’enorme radio mangianastri con musica “Casadei” – perché qualche passo di danza ci poteva stare – sottolineava Henry dando mostra delle sue doti da ballerino.

Un altro elemento introvabile all’interno del “monolocale costruito di ricordi” era il frigo.

Per la conservazione degli alimenti che non venivano consumati in giornata bisognava scendere nella ghiacciaia: un fortino stracolmo di leccornie dolci e salate appese o appoggiate alla rinfusa.

Alla parete accanto all’entrata dell’abitazione spiccava un calendario con le ricorrenze di una vita – la sua – e gli appunti sul meteo degli anni precedenti.

Ma la tecnologia?

Era già stato un passo in avanti allacciare la corrente elettrica pochi mesi prima dell’inizio del corso.

Per il cellulare – utile perché Henry era l’unico abitante del Paese – il Maestro anticipava le teorie anti-iper-connessi dei giorni nostri. Infatti, era reperibile esclusivamente dalle ore 19:00, quando lo accendeva.

Per il bagno metteva a disposizione interi ettari boschivi ben arieggiati, con vista a 360°.

In caso di malanni improvvisi, invece, ci pensava lui a procurare il rimedio giusto. In un angolino del suo orto-frutteto con pomodori, patate, uva e kiwi rigorosamente biologici e a km zero, gestiva un armadio farmaceutico fatto di piante officinali DOC.

L’entrata era evidenziata da una siepe di bosso scolpita con il suo nome.

A tali prodigi naturali aveva fatto ricorso per curare il ginocchio gonfio, a causa di una caduta, della sua Terry. Fasciandoglielo costantemente con le miracolose foglie di ogliscia – ontano – l’effetto drenante era assicurato.

In sostanza gli ingredienti base della ricetta per approfondire un rapporto vero con un cuore apparentemente burbero erano proprio: suonare, salutare, mai invadere la privacy senza permesso, condire il dialogo con grazie e prego, un pizzico di umorismo, cucchiaiate di interesse, qualche abbraccio anticipato da simboliche strette di mano ed un immancabile sorso di rosso.  Insomma, i precetti rappresentanti quelle virtù universali che ormai stavano svanendo insieme ai tetti di paglia.

Venendo ai lavori, Henry spiegava chiaramente come procedere ma, per via dell’età, ne seguiva l’andamento da terra:

«Il taragn da ristrutturare è il primo. L’altro è conservato meglio. Procediamo. Roby sali sulla scala e butta giù la lamiera ondulata che ho messo, in attesa del rifacimento, per non rovinare l’intera struttura del fienile.»

Una volta tolta, iniziava il restauro.

Con Terry avvicinava al caseggiato la paglia di segale, precedentemente preparata in covoni di circa 15/20 cm di diametro, legati a 3/4 dell’altezza, e predisposti con diversa lunghezza a seconda della destinazione.

«Vedi Terry, per le gronde usiamo la più corta – i matai (bambini); per le falde la media e per il colmo, quella più lunga di te!»

Evidentemente non gli mancava il senso dell’umorismo ed era chiaro che stesse vivendo un momento felice.

La struttura portante del tetto – la listellatura – ricontrollata per accertarne lo stato di conservazione, era un’orditura di castagno fissata con chiodi lignei realizzati a mano ed era destinata a fare da porta paglia.

Una volta terminata l’ispezione, si procedeva con la copertura.

Innanzitutto, si legavano i covoni all’ordito, partendo dal basso. Prima le gronde poi il colmo. Si utilizzava un ago per facilitare l’operazione di fissaggio dei legacci e qui Henry era particolarmente attento e preciso:

«Terry guarda bene! Devi passare l’ago sotto il tronco e farlo uscire dall’altra parte sennò è inutile!»

La Piccola, contorcendosi tutta per vedere bene dove fosse l’inghippo, una volta capito, “raddrizzava il tiro” e riceveva commenti rincuoranti.

Il lavoro di ancoraggio di ciascuna mazzetta, richiedendo molta forza fisica, era affidato all’instancabile Roby. A Terry verrà assegnata la copertura del colmo. Infatti, considerata l’esile figura, il fatto che fin da bambina si arrampicava sugli alberi e giocava a fare le trecce con le cipolle dell’orto del papà, era adatta per un compito più alto:

«Vai a cavalcioni sul tetto e non guardare giù. Tanto tu non cadi. – le diceva Henry – I mazzetti lunghi che ti passiamo li “apri” e li appoggi divaricati: metà di qua e metà di là. Con il ciuffo che spunta fai una treccia ben stretta, come abbiamo visto nelle prove a terra, in modo da fermarli tra di loro. Ti sposti all’indietro senza sederti sul lavoro finito e…. il gioco è fatto!»

Non era proprio “un gioco” ma, con la supervisione di Henry, il restauro del colmo, forse il più delicato, alla fine si presentava come un meraviglioso intreccio, bello da vedere e soprattutto resistente alla pioggia.

Tra una fatica e l’altra la pausa pranzo era indimenticabile. Prevedeva la spesa al supermercato di casa dove si iniziava con la raccolta dei pomodori direttamente dalla pianta, per poi passare al reparto panetteria, nella fresca dispensa e così via fino ad arrivare all’immancabile goccio di rosso – ovviamente senza esagerare considerando che il lavoro era decisamente in quota!

Ad opera conclusa il motto della Piccola “sto decisamente bene nonostante la fatica perché ho realizzato qualcosa” calzava a pennello e le foto ricordo, scattate nei brevi momenti di tregua, ne erano l’autentica testimonianza.Mentre i bacioni e le promesse sincere di un arrivederci a presto simboleggiavano quella sorta di saluto che riscaldava l’anima, lasciarsi alle spalle l’insuperabile Henry si dimostrava l’ennesima prova di forza.

Al di là di anni Terry ritorna al paesello e aggiorna il suo Henry, ormai angelico supervisore:

«Sai Henry,

Ci sono stata ieri dai nostri taragn – dopo 20 anni. Il tempo passa e regala segni: non sono più “in salute” come quando li abbiamo lasciati ma nel nostro ricordo permane il profumo della loro bellezza che vince su ogni solco espressivo. E per ogni anima gentile che si avvicina ad un tale incanto si crea un prezioso legame che rinsalda i valori umani di un tempo che fu, in cui la condivisione della fatica aveva il superpotere di rinsaldare i rapporti e la forza della “parola data” aumentava il senso del rispetto, aiutando a riflettere sul cammino futuro… e così è stato!»

“E così è stato” – davvero!

Terry e Roby riceveranno l’incarico di continuare la tradizione di conciatetto, di nuova generazione, nell’alessandrino e poi nel torinese.

L’amicizia nata e consolidata tra la paglia di segale diventerà un’unione nella vita e la loro casa avrà sempre quell’indimenticabile PROFUMO DI TARAGN.

Comments

  • Graziano
    17/03/2024

    Decisamente lo stile di Teresa è chiaro e punta al cuore del racconto. Mi ha fatto rivivere storie e profumi del passato quando la semplicità faceva da padrona. Un bel insegnamento anche per i giovani che, ahimè, oggi non apprezzano più le regole bel buon vivere. Grazie per avermi riportato indietro nel tempo.

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  • Beppe
    17/03/2024

    Sarò stato sul monte fenera decine di volte e devo dire che il racconto di Maria teresa ne fa un quadro bellissimo e affascinante, una lettura che prende fin dalle prime righe e dove ogni pagina è una scoperta

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  • Beppe
    17/03/2024

    Sarò stato sul Monte Fenera decine di volte e devo dire che il racconto di Maria Teresa ne tratteggia mirabilmente l’ambiente l’atmosfera facendone un quadro da gustare pagina dopo pagina.

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  • Melissa
    18/03/2024

    Un racconto emozionante che ha fatto si che il signor henry sia eterno! Stupenda teresa!

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  • Mirella
    18/03/2024

    Una bella testimonianza di Un’esperienza di vita che ha arricchito tutti i partecipanti e anche i lettori. Grazie ancora di condividere tante belle emozioni.

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  • Marta
    20/03/2024

    Brava Teresa, il racconto è fluido, scorre e da subito porta il lettore ad incuriosirsi ad un mondo ormai lontano. io da bambina, grazie ai miei nonni contadini, ho vissuto la scia conclusiva di quel mondo e “Profumo di Taragn” è nostalgia positiva che fa bene al cuore.

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  • Sandro
    21/03/2024

    Ciao Tere bello il tuo racconto 😊. Mi ha fatto tornare in mente le “scalate” sull’ albero di fico nell’orto di casa tua… I giochi all’aria aperta, le risate, le innocenti “disprese” da non raccontare ai genitori 😅… Tutto in un contesto di semplicità, sincerità e amicizia che i nostri cari genitori hanno saputo trasmetterci… Gente abituata a faticare, abituata ad aiutarsi e ad apprezzare quel poco che comunque la vita in campagna ha sempre saputo dare… Quell’odore di paglia che emanava dalle Cascine in cui giocavamo da piccoli é un profumo che ci rimarrà sempre nel cuore… Come quell’indimenticabile profumo di taragn che tanto bene hai raccontato 🥹😘

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  • Umberto
    23/03/2024

    “Profumo di Taragn” … È UN’EMOZIONE UNICA…quante corde mi vibrano !!!
    🤍 …ed il finale la dice lunga …👏😍
    …voto. : ….e lode !!!

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  • Elena Milanino
    25/03/2024

    Ciao Teresa, ho letto il tuo racconto: sei una fonte inesauribile di sorprese! Quante cose mi sono persa di te in questi anni? Galeotta fu la paglia credo di poter dire visto l’anno in cui si svolge il racconto (2000) e i nomi dei due “apprendisti restauratori” (tu e tuo marito vero?).
    Al di là di tutto il tuo racconto, soprattutto nell’ultima parte, ha suscitato in me un po’ di malinconia per quel piccolo mondo antico fatto di cordialità, delle piccole e semplici cose, dove una stretta di mano bastava a siglare qualsiasi patto che ormai va scomparendo (purtroppo). Ma noi teniamo duro, piccola ma forte Terry, e cerchiamo di mantenere vivo il ricordo, con gratitudine verso chi ci veglia ormai da lassù. 😘

    reply
  • Elena Milanino
    25/03/2024

    Ciao Teresa, ho letto il tuo racconto: sei una fonte inesauribile di sorprese! Quante cose mi sono persa di te in questi anni? Galeotta fu la paglia credo di poter dire visto l’anno in cui si svolge il racconto (2000) e i nomi dei due “apprendisti restauratori” (tu e tuo marito vero?).
    Al di là di tutto il tuo racconto, soprattutto nell’ultima parte, ha suscitato in me un po’ di malinconia per quel piccolo mondo antico fatto di cordialità, delle piccole e semplici cose, dove una stretta di mano bastava a siglare qualsiasi patto che ormai va scomparendo (purtroppo). Ma noi teniamo duro, piccola ma forte Terry, e cerchiamo di mantenere vivo il ricordo, con gratitudine verso chi ci veglia ormai da lassù. 😘

    reply
  • Mari
    26/03/2024

    Complimenti Tere!
    Il Profumo di Taranto è un racconto coinvolgente e interessante di vita vissuta.
    Grazie Tere 🥰

    reply
  • Maria Lisa
    27/03/2024

    Il racconto mi è piaciuto molto. Le descrizioni efficaci, ricche e precise affascinano e ,come per incanto, permettono di fare un tuffo nel passato e rivivere tutti i momenti narrati. Inoltre è un racconto che suscita tante emozioni e personalmente ho rivissuto momenti della mia infanzia legati alla vita semplice della campagna. Complimenti!

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  • Rina Chiaverano
    28/03/2024

    Racconto molto coinvolgente che incuriosisce ed invita alla lettura. L’argomento descritto con precisione è particolare in quanto il mestiere dei conciatetto sta scomparendo insieme ai “nostri cari” taragn, simbolo della più autentica tradizione valsesiana meritevole di essere immortalata.

    reply
  • Carmen
    06/04/2024

    Buon giorno Teresa, ho letto il tuo racconto durante la mia solita notte insonne e, che dire se non spettacolo. Con le tue parole mi hai trascinata tra i colori e i profumi della montagna, mi hai fatto rivivere gesti antichi e ormai perduti. Ero lì fisicamente, sentivo il profumo della paglia fresca e osservavo il lavoro un po’ incerto ma preciso di una giovane e avventurosa Teresa. Bello bello, grazie, il successo te lo meriti tutto, sei grande. Ciao a presto 😘

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  • Nuccia Calloni
    07/04/2024

    Semplicemente vero, Emozionante, che scalda il cuore. Un racconto di formazione e di memoria di una piccola grande terry testimone e di un Henry reso immortale.
    Grazie teresa

    reply
  • Nuccia
    07/04/2024

    Semplicemente Vero, Emozionante, Che Scalda Il Cuore.
    Un racconto di formazione e di memoria di una piccola grande Terry che ha reso Henry immortale.
    Grazie Teresa

    reply
  • Nuccia
    07/04/2024

    Semplicemente vero, emozionante, va dritto al cuore. Un racconto di formazione e memoria di una piccola grande Terry che ha reso Henry immortale.
    Grazie Teresa.

    reply
  • Marco Mastromauro
    08/04/2024

    Ho apprezzato la capacità descrittiva e il modo “fluido” di raccontare di Teresa. Sembra di essere lì! E quanto insegnamento c’è nell’invito ad apprendere dall’arte di costruire secondo canoni naturali e della tradizione locale! Grazie Teresa!

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  • Claudina Barcellini
    12/04/2024

    Racconto bellissimo. Me lo ha fatto scoprire mia sorella… Si sente il profumo della paglia, il silenzio del monte fenere,il lavoro prezioso dei conciatetti.. Brava Teresa!!!

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    • M.T. Necchi
      23/04/2024

      Claudia, è bellissimo sapere che il “profumo” oltre-passa le “righe” che si leggono! La tradizione vera non si smentisce mai e….continua nelle anime che La sanno apprezzare. Grazie! 😊 M.T. Necchi

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  • Raffa
    22/04/2024

    Tere, uno splendido racconto molto particolareggiato. I dettagli fanno veramente rivivere quei momenti. Complimenti!!

    reply
  • Roberto Belotti
    05/05/2024

    Emotivamente coinvolto, il viaggio di riscoperta degli antichi mestieri e valori mi porta ad intensi ricordi del passato che rimangono per me indelebili 😊😘

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