STILUS di Maria Teresa Necchi

Allo spuntar dei primi raggi di sole dell’8 agosto 1988, con il cromosoma “Bianco, bianco, infinitamente bianco …. e poi un lumicinoimpresso nella sezione empatia del DNA, il primo strillo di Joy si propagava nell’aria con la forza comunicativa della parola scritta.

Joy, affermatasi nel corso degli anni come brillante ricercatrice dotata di uno spiccato interesse per l’animo umano, gironzolerà per l’affascinante mondo medievale rivalutando i preziosi manoscritti in nostro possesso e l’operato dei monaci ai quali è riconosciuta la paternità della trascrizione.

L’amore per la pagina riempita a mano che profuma, si può toccare ed accarezzare per sfiorare i caratteri in leggero rilievo e per le anime dotate dell’ingegno di saper scrivere, le permetterà di raggiungere in modo vertiginoso un grado di soddisfazione professionale strabiliante.

Nel monastero tedesco di Prüm, Joy inizia il suo meraviglioso viaggio costellato da voli pindarici tra passato e presente, fantasia e realtà, per stringere amicizia con Stilus, lo scriba del Canto di San Giorgio, certa che le sue peculiarità linguistiche, fino ad allora malamente interpretate, nascondano una brillante personalità.

Poco ci è noto di Stilus.

È stato spesso giudicato impreparato se non addirittura un fannullone per via della sua calligrafia non sempre uniforme, dai tratti imprecisi, che a volte lascia trapelare importanti incertezze anche sul piano ortografico.

Indubbiamente, Stilus è un monaco talentuoso anche se un po’ fuori dalle righe. Probabilmente è una giovane e vivace anima in formazione.

Non si può escludere che anche il suo angelo custode Pythagoras stia imparando. Nel soccorrere Stilus si lascia infatti sfuggire qualche adempimento previsto dal protocollo, regalandogli un po’ troppa autonomia.

Nell’imponente centro ecclesiastico di Weiβenburg, una mattina di un gelido inverno della fine del IX sec., Stilus viene chiamato a colloquio direttamente dal padre superiore Comandus che gli affida un incarico particolarmente impegnativo:

«Stilus è necessario che tu vada a Prüm per completare la tua formazione e portare aiuto ai nostri Confratelli nella trascrizione dei numerosi documenti in loro possesso. Dovrai stare particolarmente attento a fare le dovute distinzioni: ricorda che ci sono diversità linguistiche ed ortografiche dovute alle aree di appartenenza dei nostri monasteri. Vai, la luce della conoscenza sarà con te!»

“Mah…io mi sento … preferirei … qui con Voi”,pensa Stilus intimamente preoccupato all’idea di lasciare le certezze rassicuranti legate alla comunità monastica che ormai considerava familiare e che l’aveva accolto con infinito calore umano.

Prontamente l’attento Pythagoras interviene con la precisione matematica auspicata dal suo nome suggerendogli la risposta che più si addice ad uno scriba professionista:

«Quando è prevista la mia partenza?»

«Domani all’alba. L’aria pungente del mattino ed il tremolio delle stelle ti accompagneranno indicandoti la corretta via.»

E così il mattino seguente, con lo sguardo al cielo, al paesaggio imbiancato e rischiarato dalla luna, si mette in cammino. La forte motivazione regalatagli da Pythagoras gli trasmette la volontà di procedere nonostante la fatica e le preoccupazioni dovute all’arduo compito che lo attende.

Tra sé e sé descrive il percorso e continua a ripetersi:

“È tutto bianco, bianco, infinitamente bianco …”

“È tutto bianco, bianco, infinitamente bianco …”

In effetti il freddo è glaciale ma Stilus ha neve calda in corpo. Quasi non percepisce i brividi invernali che lo avvolgono e lentamente si avvicina al suo lumicino: incomincia ad intravedere la fine della sua formazione e la luce fioca proveniente dalla Confraternita di Prüm che ha richiesto il suo intervento.

Arrivato a destinazione, lo attende Fratello Guidus Rapidus per un veloce tour del monastero.

Entra nella celletta 88 che giudica decisamente spoglia ed un tantino freddina, poi visita l’immensa biblioteca con due pile di volumi in bella vista: quelli conclusi a sinistra e quelli – aihmè – da trascrivere a destra.

Nello scriptorium gli viene assegnata una postazione “privilegiata”: l’angolino più freddo e meno illuminato.

«Sarà per mantenere viva l’attenzione», si spiega in un monologo a bassa voce.

Completa il quadro un kit di scrittura confezionato su misura.

A questo punto non gli rimane che abbandonare il dialetto tedesco della scuola monastica di Weiβenburg ed utilizzare quello di Prüm – come vivamente raccomandatogli dall’abate Comandus.

Con l’occorrente in pugno inizia la trascrizione.

Vorrebbe portare a termine un lavoro in grande per fare bella figura e aggiungere addirittura delle miniature dai colori brillanti.

“Lascerò degli spazi liberi da completare”, programma con copioso anticipo e pervaso dalla sua indole artistica.

Le prime ore trascorrono con l’entusiasmo del nuovo arrivato.

È instancabile e profondamente impegnato nel copiare fedelmente e diligentemente il manoscritto affidatogli.

Pythagoras lo osserva commentando con profondo entusiasmo e pensando al suo futuro:

“Tutto bene, Stilus procede per il meglio. Questa volta supererò la mia prova a pieni voti e guadagnerò delle ali enormi, quelle che distinguono la professionalità di un angelo esperto.”

Man mano che l’opera avanza Stilus avverte il peso del viaggio e del cambiamento linguistico. Il livello di attenzione si affievolisce e si lascia distrarre da rumori alquanto molesti. Si accorge dei gorgoglii del vicino, digiuno da ore interminabili, e dello stridore graffiante della penna del compagno di banco. Tra una disattenzione e l’altra infila un’H di troppo qui ed un’altra là.

Pythagoras organizza prontamente una strategia compensatoria che regala subito buoni frutti: lo punzecchia incessantemente scegliendo gli angolini più sensibili finché Stilus si riappropria in pieno delle proprie facoltà intellettuali e sfruttandole al meglio porta a termine una precisa riproduzione dei successivi 18 versi.

Il lavoro procede ma Stilus è veramente esausto e Pythagoras si sente venir meno per la gravosa responsabilità che lo investe.

Ed ecco che, allo scattar del microsecondo cruciale, Fratello Jingle Bells viene in loro soccorso suonando la campanella di fine lavori. Riprenderanno l’indomani e l’indomani ancora, dopo aver portato a termine i lavori dei campi e le funzioni liturgiche.

La trascrizione si protrae, infatti, per diverse mattine consecutive e prosegue fino al calar della sera.

Inizia con precisione assoluta, continua con uno scivolone – forse imputabile ad un calo di zuccheri – al quale segue una ripresa, per santa intercessione di Pythagoras, per poi concludersi con un finale turbolento costellato da manciate di insolite H che sembrano seguire un alquanto strana logica matematica piuttosto che linguistica.

Terminata l’intera riproduzione Stilus si dedica alla realizzazione di ben otto miniature degne di un professionista dell’Accademia di Arti Figurative.

«I colori non hanno regole ortografiche da seguire!» mormora risollevato tra sé e sé.

Così il suo eccellente lavoro, caratterizzato da un tratto chiaro e dalle brillanti cromie, riceve gli elogi della critica del suo tempo, entusiasta soprattutto del lato artistico più che linguistico dell’opera, lasciando invece spazio ai dubbi più profondi negli studiosi dei nostri giorni.

Ma la profonda scrupolosità del metodo di analisi di Joy, che va oltre le evidenti imprecisioni ortografiche, gli restituirà la giusta considerazione rivalutandolo finalmente agli occhi del mondo intero. Se da un lato il suo procedere è incerto, dall’altro spicca per maestria e la sua operosità contribuirà senza dubbio alcuno alla nascita e codificazione del tedesco moderno.

E come Stilus anche Joy raggiunge il suo lumicino.

Riavvolge il filo rosso del destino che li unisce e lo chiama a sé nel mondo dell’empatia per comunicargli l’esito del suo prezioso lavoro ed omaggiarlo di una nota di merito svelandogli il futuro:

Stilus ti sei guadagnato un “badge” molto significativo!

Il tuo impegno, nonostante le difficoltà del periodo, ti ha portato a completare la tua formazione e raggiungere l’obiettivo assegnatoti.

Hai trascritto ben ottantotto versi impreziosendo il canto con otto magnifiche miniature!

Ti svelerò il nostro domani.

La pergamena sarà sostituita da una strana lavagna luminosa chiamata schermo ed una chiavetta speciale aprirà la porta dell’archivio segreto dove si conservano i tesori più preziosi. Lo strumento da scrittura che hai utilizzato verrà etichettato come l’antenato della nostra stilografica mentre l’inchiostro della tua “penna” si conserverà in un calamaio da borsetta denominato “cartuccia”!

Ma stai certo che la pergamena durerà più di qualsiasi marchingegno che verrà escogitato ed il tuo contributo verrà considerato oltre ogni confine spazio-tempo!

Altro non mi rimane da comunicarti, mio caro Stilus se non che sono fiera di Te!”

Comments

  • Carmen
    09/04/2024

    STILUS – Bello, per un attimo ho visto tantissimi frati indaffarati su scrittoi a capo chino per creare capolavori che, sono arrivati fino ai giorni nostri regalando meraviglia. Bella l’atmosfera con un finale imprevisto😉

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  • Graziano
    10/04/2024

    Teresa è sempre ricca di sorprese. Rendere accattivante la storia di una pergamena che porta al tedesco moderno è, a mio modo di pensare, un’ idea geniale. Bello il finale che ci ricorda che la carta, il suo profumo, il suo rumore e la sua consistenza sono elementi insostituibili. Nessun bit può regalare le emozioni della carta. Grazie Teresa

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    • Carmen
      11/04/2024

      Leggere che STILUS ha regalato tali considerazioni ed emozioni mi fa crescere la stima nei Suoi confronti. È sempre “andando oltre” alle apparenze, con sguardo attento, che si scopre il VERO e si arriva al lumicino! Grazie 😊

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    • Carmen
      11/04/2024

      STILUS porta con sé i colori del medioevo e la passione che trasmette la forza per arrivare al “lumicino”. Sapere che anche le sfumature apparentemente più “minute” del racconto sono state rac-colte con entusiasmo mi riempie di emozione! Grazie 😊

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  • Alberto
    12/04/2024

    Originale e scritto in modo prezioso con un pizzico di ironia. Continua con decisione, fino a scrivere un romanzo che potrebbe essere lo sviluppo di questo racconto.
    Brava!!!

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  • Nuccia
    13/04/2024

    La carta come la pergamena su cui si scrive a mano lasciando l’impronta di sé sono eterne, svelano l’autore, profumano e si possono toccare. La “lavagna luminosa” tramanda e conserva finché ci sarà corrente elettrica e le parole che la riempiono sono assolutamente impersonali.
    E le miniature? Ineguagliabili minuscoli capolavori!
    Brava Teresa

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  • Paola
    13/04/2024

    Brava Teresa! Complimenti per i tuoi lavori

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  • marialisa
    22/04/2024

    Ho trovato il racconto piacevole e stimolante.il periodo storico e l’ ambientazione mi hanno incuriosita. Il protagonista, prima un po’ titubante poi motivato dal nuovo e interessante compito, è un monito ad affrontare nuovi percorsi e a non arrendersi alle difficoltà. Grazie Teresa

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