TEMPO E LE SUE OTTO FASI di Paola Zugna

genere: FANTASY

Cammino, senza una meta precisa scendendo verso il mare, delegando ai piedi, il compito di condurmi senza interferire con il movimento dei miei pensieri.

Ogni tanto mi capita di staccare da tutto e prendermi la libertà di seguire la sola corrente che fluisce tra mente e cuore, dando origine all’ispirazione: quel prezioso istante che innescandosi, cede il timone allo spirito, spesso trattenuto in sospeso dalle incombenze quotidiane.

Quando il suo fermento ha già intrapreso una precisa rotta, mi ritrovo in cima al molo dove mi siedo sull’ultima bitta, lasciando che l’ispirazione prenda il largo salpando da quel quotidiano daffare che la tiene sempre imbrigliata.

Così, circondata dal mare, dall’orizzonte senza confini e dal suo sommesso mormorare, ecco apparire il Tempo come un amico di vecchia data che senza troppi convenevoli prende la parola:

“Quotidiano, come consueto, abituale ma anche giornaliero, di ogni giorno e ora pensa al giorno.

Un giorno ha ventiquattro ore e si può perfettamente dividere in otto fasi, momenti o periodi ben particolari, partendo dall’alba che prende lentamente consistenza, dopo aver spezzato la notte e la sua coltre nera, diviene sempre più delineata mentre rischiara ogni cosa ridonandole vita. Cosa può esserci di così affine, se non l’evento della nascita: ecco allora che alba e nascita si abbracciano come inizio, come principio, dando l’origine della prima fase.

Il mattino sembra giungere in punta di piedi e con delicatezza scalza l’alba per essere il protagonista di questo momento. Con i rituali del risveglio, il profumo del caffè, del pane tostato, il saluto al nuovo giorno da affrontare con tutte le sue variabili e varianti, con frizzante energia e il giusto entusiasmo per scrivere una nuova pagina di storia. A questa fase non è difficile pensare all’infanzia, con la carica e l’esplosione del desiderio di conoscere, di scoprire, di tenere desti i sensi per imbarcare più informazioni possibili e intraprendere il viaggio da poco iniziato.

La terza fase è una pausa, un intermezzo di passaggio volto a ritemprare e ricaricare di nuova energia per continuare con vigore, l’itinerario iniziato, puntando sul perfezionamento e la definizione, così da giungere al mezzogiorno ben preparati e più coscienti del percorso tracciato. Questa sosta è pari all’adolescenza, dove con il suo contributo in ormoni, interviene nella trasformazione dall’infante al giovane.

Mezzogiorno, la quarta fase, è al culmine della sua potenza, forte del tragitto superato e con le idee chiare e brillanti. per quello da proseguire. In questa fase dove il sole splende alto e le ombre svaniscono accorciandosi, dove il pasto è il più sostanzioso e meglio assortito, la durata del percorso pare rallentare, regalando la sensazione che si può fare ancora tutto. Scopriamo la giovinezza come il mezzodì, traspirando potenzialità illimitate”.

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Un inaspettato silenzio si prende spazio in quel contesto, dove grazie al meteo ballerino con le sue nuvole cariche di pioggia, spinge i camminatori a proseguire nelle loro passeggiate, senza incursioni alla cima del molo, per evitarsi la molestia del vento che in questi frangenti, fa da padrone. Scompiglia i capelli, fischia tra gli alberi delle barche ormeggiate, increspa le onde, indispettisce il dondolio dei gabbiani e mi invita a mettere su il cappuccio, per riparare le orecchie dall’insistente soffiare.

Per un istante, che mi pare un’eternità, tutto tace intorno e dentro me, intanto che questo intervallo s’arresta, immobile, privato del suo instancabile ticchettio, muto, mi lascia immersa tra le parole appena ricevute e una inverosimile angoscia, nell’attesa di veder proiettare le fasi successive. Quelle dopo il “giro di boa”, parafrasando con questo improvvisato palcoscenico d’innanzi a me, dove se il Tempo vorrà, prima di tirare le tende, mi verranno esposte con i suoi quattro atti restanti.

Ma prosegue la sua astensione, che mi obbliga a nuotare ancora un po’ nel mio passato, respirando quelle sensazioni peculiari della mia vita, attribuendo la spensieratezza all’infanzia, la durezza all’adolescenza e la grinta alla giovinezza. Proprio quando si stava creando una riflessione, ecco che riprende a parlare …

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“Arriva l’ora del pomeriggio con la sua naturale tranquillità che si accompagna alla perfezione con l’età adulta, la maturità. Il periodo dove si procede su una strada in cui è viva una volontà di scelta e si cammina in un percorso ben segnato, già ponderato e collaudato in precedenza, evitando così, di perdere occasioni favorevoli e invece ricevere gratificazione.

Purtroppo, è talmente confortevole da far credere, che sia trascorso solo un attimo prima di essere catapultati alla seconda pausa. Sospende la sicurezza e porta a fare i conti con il rientro degli ormoni, gli stessi che si sono visti esplodere e adesso, sempre ben impegnati a trasformare, si ritirano. Obbligando al cambiamento, sballano e alterano nuovamente l’assetto di quel comodo ed equilibrato transito, appena assaporato. La sesta fase del pomeriggio è quella della menopausa e/o andropausa, con un passo rallentato, mentre il sole scendendo accompagna, senza non poche ripercussioni, al tramonto.

Con i suoi spettacolari colori conduce alla sera, la settima fase che si riflette, nel momento in cui si rientra a casa, in sé stessi, con la vecchiaia. Tutto si acquieta mentre gradualmente, senza quasi accorgersene, si oscura nella penombra, con qualche barlume dai ricordi del passato. Guardare indietro per rivivere la giornata, risentire gli attimi di gioia, sorvolare su quelli tristi, per rimpiangere la durezza che non è stata risparmiata e sorridere ancora all’insondabile mistero di questa esistenza misurata. È anche l’occasione per tramandare alla generazione successiva, alla sentinella del giorno dopo, quelle perle di saggezza che si sono forgiate da quei granelli di sofferenza, che non hanno risparmiato nessuno.

La sera si spegne all’arrivo della notte, quando il buio pare trasformare lo scenario di questo nostro mondo, cancellando ogni contorno.

Meglio restare fermi, non è conveniente fare movimenti e rischiare sulla propria pelle quanto è nascosto ai nostri occhi.

Abbiamo ancora la possibilità per ascoltare, sentire, sperare in un nuovo giorno, al ritorno della luce con una nuova alba”.

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Tempo s’arresta e tace. Un tuffo al cuore mi toglie il fiato mentre il mio passato, mi scorre davanti e una sorta d’inquietudine si aggrappa a quella speranza di respirare ancora.

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“Come la notte così la morte, che quando arriva a questo stadio del percorso terreno, giunge nella sazietà dei giorni, nella pienezza di un’esistenza, eseguendo l’ordine prestabilito in cui ognuno ha una sua determinata missione da portare a compimento, dove nessuno è meno importante di un altro, perché fa parte di una storia, che viene svelata poco per volta e soprattutto, dopo il passaggio che si compie nella notte.

Che il cammino in questo mondo con lei termini, è palese quanto certo e per quanto, non ci si pensi o si tenga lontana dal vivere quotidiano, resta una realtà, che potrebbe perfino, dare maggior spessore e significato anche a me, negletto e inesorabile Tempo, sempre più impastato nelle vostre faccende, che prendendo il sopravvento, annientano il mio valore”.

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Un colpo di vento mi abbassa il cappuccio e il Tempo svanisce con queste ultime parole. In quattro e quattr’otto mi ritrovo davanti al percorso di un giorno che va a mescolarsi con quello di una vita, entrambi suddivisi in otto fasi, più o meno percorribili o riscontrabili.

Come può essere distinto il giorno nelle sue ventiquattro ore, la vita in effetti non è così evidente o manifesta e nemmeno così indagata e osservata da prenderne concreta coscienza.

Nella nostra vita il più del tempo lo passiamo intenti a viverlo, chi lottando inseguendo chimere, chi cercando non solo di sopravvivere, chi interrogandosi del suo senso e chi semplicemente respirando … ma tutti, consapevolmente o inconsciamente, destinati a una sua fine.

In quella notte, lasciamo queste membra, questo fragile involucro fatto di carne, nervi e ossa, che consumandosi inesorabilmente ci lascia liberi di riprendere la nostra vera dimensione. Una dimensione che ogni giorno cerca di ricordarcelo, solleticando quella sensazione di vuoto, quella domanda senza risposta, quella spina nel fianco per tenerci desti e non addormentarci nell’incantesimo del mondo, a cui non siamo destinati a vivere per sempre.

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Ringrazio il Tempo che mi ha permesso di essere, di esistere fino a oggi e rammentato che ogni giorno, in ogni sua fase è lì per non farci dimenticare, dall’alba alla notte, che anche se non sappiamo fino a quando, possiamo pur vivere una rinascita.

A ogni alba ci attende una nuova opportunità, per dare ascolto a quella voce che soffia nel nostro profondo e vuole l’attenzione, per non farci andare fuori fase!

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