L’OROLOGIO di Marco Benedet

Foto di pixabay

Cap X

Tutto iniziò tempo fa.

Nessuno, ripeto nessuno, però, si ricorda più quanto tempo fa.

Una mattina, che pareva come tante le altre, tutte le persone che stavano andando a lavorare o a fare le proprie faccende, all’improvviso, si trovarono dei grossi pannelli neri installati lungo le strade. Erano come sorti dal nulla.

In quel momento, nessuno notò in quelle installazioni qualche cosa di particolarmente strano. Erano solo dei grossi pannelli tutti esattamente uguali. Probabilmente erano dei pannelli luminosi, ma al momento era tutti spenti.

Alcuni notarono che quei pannelli erano veramente numerosi ed erano dislocati lungo le principali strade, ma anche lungo tutte le vie minori. I più acuti osservatori pensarono che si potesse trattare di una tanto massiccia quanto stravagante campagna pubblicitaria.

Per l’assurdità dell’idea nessuno commentò pubblicamente il fatto.

Cap XX

Dopo un po’ di tempo, quando oramai la gente occupata dalle proprie cose quasi non stava più facendo caso a quella moltitudine di grossi pannelli scuri, all’improvviso questi iniziarono ad accendersi.

Nell’arco di pochi minuti tutti i grossi pannelli, nessuno escluso, vennero attivati.

Perfettamente sincronizzati iniziarono a mostrare l’ora e i minuti con delle enormi cifre rosse su sfondo nero.

Alcuni, dopo lunghe osservazioni, forse per l’enorme numero di pannelli che lasciava immaginare chissà quale progetto rimasero delusi nel vedere che questi continuavano a mostrare solo ed unicamente l’orario.

Altri notarono che le grosse cifre rosse occupavano solo una parte dei grossi pannelli. In particolare, benché le cifre fossero enormi, queste lasciavano la parte destra e tutta la parte inferiore dei pannelli vuota e scura.

Dopo la sorpresa iniziale per quell’esagerata stravaganza, la gran parte delle persone alla fine trovò comunque comodo avere sott’occhio che ora fosse.

Alcuni borbottarono sostenendo che l’esborso di pubblici soldi era spropositato per mostrare a tutti solo l’ora esatta.

Altri, pochi, rimasero perplessi ed incuriositi dall’ampia porzione di pannello lasciata vuota, ma tutti convennero di tenere per se questa perplessità.

Cap XXX

La curiosità e la perplessità di molti venne soddisfatta dopo un po’ di tempo quando accanto alle cifre dell’ora e dei minuti comparvero anche le cifre dei secondi.

Agli occhi dei più acuti però non sfuggì che lo spazio libero accanto a quelle cifre non era stato ancora riempito del tutto.

Anche in questo caso la loro acuta curiosità venne soddisfatta dopo breve tempo quando accanto alle ore, ai minuti e ai secondi comparvero altre due cifre che in veloce successione mostravano lo scorrere del tempo in centesimi di secondo.

Molti dei perplessi, con l’ultima aggiunta capace di mostrare una precisione mai vista prima, nonostante la stranezza della cosa, si ricredettero della loro iniziale perplessità per quelle installazioni.

Nel giro di poco tempo gran parte delle persone iniziò ad apprezzare la precisione dell’orario mostrato dai grossi pannelli.

Altri continuarono a fare quel che avevano sempre fatto senza farsi domande o emettere giudizi. Quest’ultimi in particolare, ma anche tanti altri, non notarono che quelli più critici tra gli iniziali perplessi, nel giro di poco tempo non ce ne fu più traccia. I pochi che notarono quelle assenze ritennero che molto probabilmente quelli s’erano vergognati delle loro perplessità e dubbi, che per nessuno oramai avevano motivo di essere, e per questo avevano preferito non mostrarsi più in pubblico.

Con il passare del tempo molti iniziarono ad apprezzare quell’orario mostrato in ogni angolo del paese e perfettamente scandito su ogni pannello. Altri, pochi, senza dire nulla notarono che la parte inferiore dei pannelli continuava a rimaneva inspiegabilmente spenta.

Anche questa peculiarità col tempo finì per non attirare più l’attenzione di alcuno.

Cap XXXX

Quando oramai i grossi pannelli presenti in ogni angolo del paese scandivano il passare del tempo, quasi tutti non li reputavano più come un’incombenza, ma come un modo per sapere in ogni momento l’ora esatta senza dover guardare il proprio orologio.

Questo modo di fare prima divenne una comodità e poi un vero e proprio modo di fare al punto tale che prima alcuni orologiai del paese e poi tutti gli altri, nessuno escluso, chiusero.

Questa inaspettata situazione, che molti sottovalutarono, portò pian piano alla completa dismissione degli orologi da polso, come tutti gli altri, perché non più riparabili anche per piccoli problemi.

Col tempo, anche quelli perfettamente funzionanti, ma che necessitavano della sostituzione della batteria smisero di fare il proprio lavoro.

Si arrivò, ad un certo punto, che chiunque avesse voluto sapere quale ora fosse non avrebbe più alzato e ruotato il polso sinistro, ma più semplicemente e, come molti osservarono, più comodamente bastava loro alzare lo sguardo a prescindere da dove fossero.

Cap XZK!

Dopo un po’ di tempo, per assurdo nessuno sa quanto, si perse definitivamente il modo di dire:

«Che ora sono?», ma senza che qualcuno lo rimpiangesse.

Quello che invece fece contenti molti fu l’aumento generalizzato della puntualità.

Col passare del tempo la puntualità divenne prima un valore aggiunto, poco dopo uno status, e per molti un vero stile di vita.

Nel giro di poco tempo la puntualità divenne un imperativo sociale e di lavoro e chi si macchiava di un qualche ritardo, anche minimo, veniva prima additato per poi, nei casi di reticenza, essere allontanato da ogni attività sociale, per poi vederli scomparire. Anche in questo caso la motivazione fu immediata: per vergogna.

Con il passare del tempo tutti, tranne quelli che erano scomparsi per la vergogna, sincronizzarono ogni propria attività con l’ora condivisa dai grossi pannelli che nella metà superiore segnavano all’unisono l’ora esatta.

Non pochi, nonostante l’indubbia sincronizzazione dell’orario mostrato da tutti i grossi pannelli, avvertirono un certo sbilanciamento tra i propri stimoli circadiani, come il sonno e la fame, e gli orari mostrati dai pannelli.

Purtroppo, in assenza di altri strumenti in grado di confrontare l’orario mostrato dai pannelli tutti quelli che avevano riferito dei sospetti sulla precisione dell’orario dei pannelli vennero ritenuti dei sabotatori. Molti di loro, senza che tanti altri se ne accorgessero, dopo un po’ non furono più visti.

Cap 600.000

La situazione si perpetuò fin quando, all’improvviso, proprio come la comparsa degli stessi pannelli, questi si illuminarono anche nella metà sottostante, quella che era sempre rimasta spenta.

Dapprima in quella parte scura comparve un puntino rosso lampeggiante che ad intervalli irregolari cambiava posizione.

Poco dopo quel pallino subì come una moltiplicazione in tanti altri pallini che pian piano andarono a formare delle cifre grandi come quelli dell’ora soprastante.

Nel giro di poco tempo i più curiosi, rimasti lì a guardare i grandi pannelli, videro quegli enormi caratteri della parte sottostante comporre un numero di sei cifre che partendo da sei cento mila regrediva velocemente.

Inizialmente molti sorrisero a quella curiosa apparizione mentre molti altri continuarono a guardare solo nella parte superiore dei pannelli per mantenere la propria puntualità.

Cap 518.400

Alcuni, proprio grazie alla loro immancabile puntualità, notarono che venti quattro ore dopo l’apparizione di quel numero a scalare, che si era acceso nella parte inferiore dei pannelli, era arrivato a cinque cento diciotto mila quattro cento.

Pochi, però, intuirono cosa questo volesse dire.

Altri dovettero attendere le successive venti quattro ore per poi leggere quattrocento trenta due mila per iniziare a sospettare che quello fosse una specie di conto alla rovescia in secondi.

Cap 345.600

Quando, furono passate altre venti quattro ore, alla stessa identica ora tutti i pannelli mostrarono nella parte inferiore la cifra tre cento quaranta cinque mila sei cento, gran parte delle persone si convinse che quello era un conto alla rovescia come molti avevano sospettato all’inizio. Tutti, o quasi, dovettero attendere le successive venti quattro ore per avere la conferma che gli enormi panelli luminosi nella parte sottostante mostravano il numero due cento cinquanta nove mila due cento per essere certi che il conto alla rovescia sarebbe finito dopo settanta due ore.

Cap 172.400

Non ci volle molto per diffondere quell’idea a tutti.

L’idea che quello riportato dai grossi pannelli fosse un conto alla rovescia dello scadere di qualche cosa. Molti a mente si affettarono a fare i dovuti calcoli per poterne trarne le ovvie conseguenze.

Tutti si meravigliarono come, oramai caduti nella comodità dell’orario sempre ben esposto in ogni singolo angolo del paese, avessero perso ogni capacità di calcolo del trascorrere del tempo.

Gran parte risolsero immediatamente negando ogni corrispondenza tra l’affidabile e imperdibile orario mostrato nella parte superiore dei pannelli con lo scorrere convulso delle cifre del numero sottostante.

Altri ancora decisero di non curarsi di quella cosa per continuare a dedicarsi alla propria vita.

È curioso rilevare che gran parte di quest’ultimi da quel momento non riuscirono più ad essere puntuali. Altri ancora furono visti nascondere un inspiegabile e ancor più inopportuno movimento istintivo rotatorio del polso sinistro.

Cap 86.400

A prescindere delle diverse reazioni avute dopo il diffondere del sospetto di un conto alla rovescia tutti in paese si ritrovarono dopo altre venti quattro ore a guardare le cifre della parte sottostante i pannelli comporre il numero ottanta sei mila quattro cento.

A quel punto, alcuni non accettarono che di lì a meno di venti quattro ore qualche cosa di sensazionale sarebbe potuta succedere, come tutti iniziavano a temere, ma che il tutto fosse solo un enorme inganno.

È curioso rilevare che in quella critica e inaspettata situazione il pensiero di molti fu quello di additare quei pochi che non concordavano con quello che iniziava ad essere più di un sospetto.

Non solo.

Quegli stessi furono subito accusati di essere la causa della comparsa del conto alla rovescia e per alcuni addirittura della velocità con il quale il numero del pannello decresceva senza sosta.

Nel giro di poco tempo tutti, nessuno escluso, dei non convinti di quel che stava accadendo scomparvero dalle piazze e non furono pochi quelli che godettero della loro vergogna.

Risolta quella che per molti era la principale causa dei loro problemi tutti rivolsero nuovamente la loro completa attenzione ai grossi pannelli luminosi.

Cap 7.200

Quando tutti alzarono gli occhi il numero mostrato era implacabilmente scalato a settemila due cento.

Anche se la maggior parte delle persone aveva come perso la capacità di calcolo del tempo, molti riuscirono, non senza sforzi, a sapere che lo zero e tutte le supposte, immaginate, e temute conseguenze si sarebbe mostrato di lì a due ore.

Alcuni per la tensione gridarono a piena voce il loro risultato ottenuto a mente quasi fosse una liberazione. Qualche attimo dopo qualcun altro nella folla gridò tre ore come tempo mancante. Quasi nello stesso istante da un’altra parte si sentì un grido invocando la singola ora o anche meno.

Oramai tutti si aspettavano una nervosa ed angosciante fine del conto alla rovescia, nessuno però poteva prevedere che quelle diverse previsioni avrebbero potuto creare delle vere e proprie fazioni che, nel giro di poco tempo, si affrontarono nei modo più violenti che si possa immaginare.

Cap 99

Quando oramai la parte inferiore sinistra dei grandi pannelli era nuovamente tornata a spegnersi quella destra mostrava due sole cifre che componevano il numero novanta nove.

A quel punto, là dove giacevano corpi inanimi accanto ad altri mutilati e martoriati e a feriti agonizzanti, si levò una flebile voce che con scadenza di ogni secondo iniziò a seguire il conteggio a rovescio novanta nove, novanta otto, novanta sette, novanta sei, novanta cinque…

Poco tempo dopo a quella voce si unì un’altra e poco dopo ancora un’altra dall’altra parte della via.

Cap 12

La conta andò avanti senza tentennamenti e a sempre più voci.

Solo i lamenti dei feriti e degli agonizzanti facevano da sottofondo alla conta quasi fosse stata una nenia religiosa che andò avanti fino ai numeri ad una sola cifra.

Molti sapevano che quella sarebbe stata l’ultimo numero che sarebbe comparso sui grossi pannelli luminosi.

Un attimo prima, ma solo un attimo prima di quello zero, prima pochi, poi sempre di più capirono, ma oramai lo zero era lì davanti a loro.

L’OROLOGIO è un racconto di Marco Benedet

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