VECCHI AMICI di Eliana Farotto

Non pensava di tornare, invece eccolo lì, in una periferia completamente cambiata.

Nato a Milano all’inizio degli anni ’50, Massimo Rambaldi, si trova di passaggio nella sua città natale dopo aver trascorso gran parte della sua vita negli Stati Uniti.

Il motivo del suo ritorno a Milano è la chiusura della casa della madre, recentemente scomparsa. Inoltre, deve recarsi dal notaio per l’eredità. Ha intenzione di trascorrere solo una settimana in città per sistemare tutti i documenti.

È un uomo anziano e il suo abbigliamento lo rende immediatamente riconoscibile come uno straniero. L’accento americano che risuona nelle sue parole attira sguardi curiosi e qualche sorriso di interesse.

Il rientro improvviso a Milano ha suscitato un turbine di emozioni e ricordi. La città, che un tempo chiamava casa, risveglia in lui una serie di sensazioni contrastanti.

Mentre passeggia, Massimo osserva attentamente i cambiamenti che il tempo ha apportato alla città. Edifici nuovi, negozi e ristoranti che prima non c’erano, ma anche luoghi cari che resistono al passare degli anni, custodi silenziosi dei suoi ricordi.

Arrivato alla casa della madre, sente un nodo alla gola. La porta di quell’abitazione, che un tempo era un rifugio di calore e affetto, ora sembra custodire solo un’ombra del passato. Entra con delicatezza, percorrendo i corridoi pieni di ricordi che affiorano nella sua mente.

Gli oggetti familiari, le fotografie sui muri, tutto parla di una vita vissuta e di una madre che non c’è più. Si lascia attraversare da una profonda malinconia, ricordando gli affetti perduti e i momenti felici che hanno caratterizzato la sua infanzia.

Ogni angolo della casa sembra custodire una storia, un frammento del passato. Tocca con dolcezza gli oggetti che sua madre ha lasciato dietro di sé, come se potessero ancora trasmettergli un po’ della sua presenza.

Il confronto con la casa della madre è un momento di connessione e di scontro tra il presente e il passato. Massimo si rende conto che, nonostante sia rimasto lontano per tanto tempo, quelle radici e quel senso di appartenenza non sono mai scomparsi del tutto. Milano rappresenta la sua storia, il suo punto di partenza e la sua evoluzione nel corso degli anni.

Mentre esplora la casa della madre, i suoi occhi cadono su un vecchio album di fotografie. La copertina logora e le pagine ingiallite testimoniano il passare degli anni. Curioso di rivivere quei momenti, apre l’album e sfoglia le pagine con cautela.

Tra le foto che risvegliano i suoi ricordi, una in particolare cattura la sua attenzione: è una foto di classe del liceo. Riconosce sé stesso e i suoi vecchi compagni, tutti con i volti giovani e sorridenti. Uno di loro, in particolare, è Aldo, un amico con cui è rimasto in contatto anche dopo tanto tempo. Non sa molto di lui, ma sa che è diventato un avvocato di successo.

Cercando online, trova il numero dello studio in cui l’amico lavora, prende il telefono e compone il numero. Dopo pochi squilli, risponde una segretaria e passati pochi minuti sente la voce dell’amico al telefono.

«Aldo, sono Massimo, Massimo Rambaldi!  tu ti ricordi di me? È passato tanto tempo…»

«Massimo! Certo che mi ricordo di te! Come potrei dimenticare un vecchio amico del liceo? È davvero una sorpresa sentirti. Cosa ti porta a chiamarmi dopo tutti questi anni?»

«Well… Sono tornato a Milano per chiudere la casa di mia madre, che è morta di recente. E mentre ero lì, ho trovato una vecchia foto del liceo. Mi chiedevo come stessi e cosa hai fatto dopo tutto questo tempo.»

«Mi dispiace per la tua perdita. È davvero strano come il passato possa affiorare in momenti come questi.»

«You know Aldo, hai ragione. È proprio per questo che ho deciso di cercarti. Vorrei incontrarti, condividere i ricordi, parlare dei vecchi tempi. Sarebbe bello vederci di persona, puoi?»

«Sarebbe fantastico! C’è un bar in centro che potrebbe essere il luogo perfetto per il nostro incontro. Possiamo condividere una birra e raccontarci tutto ciò che è successo nelle nostre vite.»

«Good idea!  Non vedo l’ora di vederti di nuovo. Sarà un’occasione speciale per brindare al passato.»

I due amici fissano una data per l’incontro, entrambi animati dalla gioia di rivedersi dopo tanti anni. L’appuntamento è davanti all’Università in via Festa del Perdono, il bar ha l’atmosfera accogliente e l’arredamento vintage: i due non si sono visti da oltre 50 anni e c’è molto da condividere.

Massimo, con un sorriso nostalgico, saluta l’amico avvocato mentre si siedono a un tavolino vicino alla finestra.

«Belive me, è incredibile vederti dopo tutti questi anni. Sono passati secoli dal nostro liceo.»

Le conversazioni sul passato si mescolano al piacere di bere insieme. Le risate e i ricordi riempiono l’aria, creando un’atmosfera di spensieratezza e intimità. Man mano che il tempo passa e i bicchieri si svuotano, entrambi cominciano a sentirsi un po’ ubriachi.

«Si è fatto tardi, cosa ne dici se uscissimo a fare quattro passi?» 

Mentre camminano, l’effetto dell’alcol inizia a farsi sentire. Le risate si affievoliscono e le loro conversazioni diventano sempre più sincere.

«Sai, Massimo, durante tutti questi anni, ho portato con me un peso enorme.»

Sebbene ubriaco, Massimo percepisce l’intensità delle parole dell’amico e la sua espressione seria.

«Aldo, cosa stai dicendo? Non capisco…»

«Sto parlando della bomba che ha ucciso una guardia giurata, qui vicino, in via Larga, il 15 settembre 1977.

Massimo cerca di raccogliersi, cercando di comprendere l’impatto delle parole dell’amico nonostante la sua confusione dovuta all’ebbrezza. Sa esattamente a cosa si riferisce l’amico: il suo trasferimento improvviso oltreoceano negli anni ’70 era stato deciso dai suoi genitori, a causa del suo coinvolgimento con un movimento politico armato, che lo aveva portato a incappare in alcuni guai.

«Ricordi gli anni di piombo? – prosegue Aldo – Gli anni in cui tutto sembrava un’interminabile lotta? Quel periodo ha segnato anche me, in modi che non ho mai confessato a nessuno».

Aldo si ferma, prende fiato e fissa l’amico negli occhi:

«Ho sempre voluto dirlo a qualcuno che avesse vissuto quegli anni con me. È stato… io ho piazzato quella bomba. Non volevo far male a nessuno: la bomba doveva esplodere all’alba facendo saltare la saracinesca, la guardia non doveva toccare quel maledetto pacco!»

Sorpreso e sconvolto, Massimo raggiunge una panchina e si accascia:

«Oh, man, non riesco a crederci. Vuol dire che… Stefano è innocente e ha scontato la pena per quell’atto… non è lui il colpevole? Damn!»

«No, non lo è. È stato un errore terribile, ma ormai è troppo tardi per tornare indietro. Lui è morto di recente per cause naturali. Ho portato con me questo segreto per anni, ma ora sento il peso della colpa.»

«Aldo, tell me, perché ne parli proprio ora? Perché lo dici a me? Sai che cosa significa tutto questo? Significa che il nostro amico ha passato gran parte della sua vita ingiustamente in prigione. Dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo far emergere la verità e cercare di riabilitarlo.»

«No, capisco la tua indignazione, ma dobbiamo valutare attentamente le conseguenze. Denunciare tutto ciò potrebbe rovinare molte vite, compresa la tua. Dobbiamo stare molto attenti. Lo so perché sei fuggito a Chicago da uno zio mollando tutto…»

Massimo, scioccato si alza di scatto e corre verso un taxi, inseguito dall’amico.

«Massimo, Massimo, cosa fai, torna qui…»

Le ultime parole si perdono nel buio. Arrivato in albergo si butta sul letto, incredulo. Si trova di fronte a un dilemma: deve decidere se denunciare l’amico che gli ha confessato il suo coinvolgimento nel delitto per riabilitare l’innocente o mantenere il segreto e lasciare che tutto rimanga sepolto nel passato.

Dopo una notte insonne la decisione è presa. Sente l’urgenza di liberarsi del peso di questa nuova verità, anche se non ha prove concrete per sostenere le sue affermazioni. Decide di lasciare una memoria scritta in cui denuncia Aldo per il crimine commesso e chiede la riabilitazione di Stefano, l’innocente che ha pagato per la sua colpa.

Il suo volo è il giorno seguente, ha solo poche ore per affrontare i dilemmi morali, le emozioni e le conseguenze di un passato che ritorna inaspettatamente

Si ritira in un angolo tranquillo e inizia a scrivere. Ogni riga è permeata da una miscela di rabbia, dolore e un senso di responsabilità verso l’innocente ingiustamente condannato.

Quando termina di scrivere, rilegge attentamente la sua memoria. Sente un misto di liberazione e paura per le conseguenze che potrebbero derivare dalle sue azioni. Non può sapere cosa accadrà, ma sente che deve mettere in moto il processo di riabilitazione di Stefano, a qualsiasi costo.

Decide di affidare il documento a un intermediario di fiducia, qualcuno che possa farlo arrivare nelle mani giuste, sperando che la giustizia possa finalmente emergere.

Una volta che ha completato il suo piano, sente un senso di sollievo misto a una sensazione di vuoto interiore.

Con il cuore pesante e la mente piena di dubbi, sulla strada per l’aeroporto, Massimo chiede al taxi di fermarsi vicino a Piazza 5 giornate, dove incontrerà il giornalista.

Fermo al semaforo ripensa alla situazione: nessuno si salva dagli sbagli del passato. Si rende conto che la denuncia potrebbe avere conseguenze imprevedibili per tutti coloro che sono stati coinvolti nelle vicende di quegli anni.

Comunica all’autista con voce tremante di proseguire per l’aeroporto senza fermarsi.

Appena sceso butta la busta compromettente in un cestino, poi corre in bagno a vomitare, mentre la sensazione di disgusto si mescola con un senso di profonda colpa, perché sa di aver perso ogni speranza di redenzione.

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